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Santorso

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Le prime tracce di insediamento umano risalgono al Neolitico recente (3800 – 3.000 a.C.) e sono state trovate nella Grotta Bocca Lorenza, una grotta usata dai primi abitanti di queste terre come ricovero per le loro attività di carattere prevalentemente pastorale. 

Tra il V e il II secolo a.C. l’abitato si distribuì lungo il fianco meridionale e alle pendici del Summano, come dimostrano i resti di un abitato della seconda età del Ferro.  Il villaggio era costituito da casette seminterrate di dimensioni abbastanza ridotte con un unico vano oppure con annessi dove presumibilmente venivano svolte specifiche attività artigianali. Intorno al II sec. a:C. si verificò l’abbandono del villaggio a cui fece seguito una rioccupazione dell’area attestata dal rinvenimento di alcune strutture romane a carattere rustico. La presenza dei romani nella zona è documentata anche dai resti di un “campo romano” (struttura militare) che sorgeva a cavallo dell’attuale confine sud tra i territori di Santorso e Schio.


Il nome di Santorso, che probabilmente era stato preceduto dal toponimo Salzena (dalle parole latine fundus saltienus), appare citato nei documenti già a partire dall’XI sec. e si ricollega al nome di un Santo di cui si narra una suggestiva leggenda. Il re di Dalmazia Orso, vissuto al tempo di Carlo Magno, dopo aver ucciso in un eccesso d’ira il padre, la moglie e il figlio si pentì e chiese il perdono al Papa.  Orso ottenne l’assoluzione, ma gli fu imposto come penitenza di vagare pellegrinando di regione in regione finché non fosse giunto al Santuario Mariano del monte Summano senza chiedere ad alcuno dove si trovasse il luogo. Dopo lungo pellegrinare giunse a Salzena alle pendici del Summano. Il penitente comprese di essere arrivato alla sua meta ma appena iniziata la salita del monte il 3 maggio 800 morì e fu trovato dalla gente del luogo con il bastone da pellegrino fiorito. Le sue reliquie vennero deposte nella chiesetta di San Dionigi e poi trasportate nel Santuario a lui dedicato.


Secondo qualche storico il nome Orso potrebbe essere legato invece a quello dei membri di una famiglia vicentina di origine longobarda: i Beroaldi, che per primi sarebbero entrati in possesso di investiture nel territorio del Comune. Ber in tedesco significa orso e quindi il nome del Santo sarebbe derivato dalla traduzione del nome di questa casata. La vita religiosa in Santorso si sviluppò prestissimo come testimoniano la presenza di un santuario preromano sulla cima del Monte Summano e i numerosi edifici religiosi sorti lungo i secoli su tutto il territorio del Paese. 


Recenti indagini archeologiche condotte in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto dimostrano, infatti, l'esistenza di un luogo di culto con frequentazioni a partire dal VI secolo a.C. fino al IV secolo d.C. A testimonianza di ciò gli archeologi hanno scoperto diversi materiali, tra cui due statuine in argento di età romana, decine di monete romane e resti di un'area sacra di età preromana.
La tradizione popolare fa risalire la storia del culto mariano sulla cima del Monte Summano a San Prosdocimo, discepolo di San Pietro e vescovo di Padova, che nel I secolo d.C. abbattè l'idolo pagano sulla vetta del monte per costruirvi un santuario dedicato a Maria.

In realtà questo santo fu davvero vescovo di padova, ma visse dopo il IV secolo d.C. e la leggenda è una rielaborazione che troviamo nei documenti solo a partire dal '400 e i primi anni del '500, quando la diocesi di Padova tentò di ampliare il proprio controllo sull'area del Monte Summano. Nelle prime attestazioni trecentesche si nominano la chiesa e il capitolo di Santa Maria del Summano, ma è solo dal 1387 con l’arrivo della congregazione dei Poveri Eremiti di San Gerolamo, in seguito chiamati Girolimini, che i lasciti e i voti a questa chiesa cominciano ad aumentare; gli storici concordano quindi nell'identificare il 1387 come il momento n cui la “chiesa del Monte Summano” diventa a pieno titolo il Ssantuario del Monte Summano”. Dal 1475 al 1489 visse sul Summano il Beato Antonio da Brescia dei Padri Girolimini, che ressero le sorti del convento fino al 1774.
Per quanto riguarda la vita civile della comunità il castello di Santorso, proprietà dei conti Maltraversi, assunse una certa importanza verso la fine del XII sec., mentre nel 1240 passò agli Ezzelini per breve periodo e, gravemente danneggiato nel 1314 da una feroce invasione dei padovani, fu poi lasciato cadere in rovina.

Un fatto particolarmente significativo nella storia del paese è l’apertura nel 1474 di una delle prime tipografie del Veneto e la prima del Vicentino ad opera di Leonardo Achates di Basilea e di Giovanni del Reno, probabilmente chiamati in Italia dall’umanista Ognibene dei Bonisolo di Lonigo. I due prototipografi ebbero come allievo e abile prosecutore dell’arte della stampa Enrico da Ca’ Zeno di Santorso che a Vicenza impresse anche importanti trattati di carattere notarile. Della stessa epoca sono gli Statuti della Comunità che furono approvati da una “vicinia” (adunanza di capifamiglia). 

Fin dal XIV secolo l’economia locale ebbe uno sviluppo particolare anche grazie alla presenza di numerosi molini e del maglio sorti lungo la roggia di Thiene, attività queste che continuarono anche nei secoli successivi.
La dinamicità della vita sociale ed economica è testimoniata in particolare dal sorgere dal XV fino al XIX secolo di ville e poderi che diedero impulso allo sviluppo architettonico ed economico locale. 
Dal punto di vista delle vicende storiche e politiche i secoli recenti furono per Santorso molto simili a quelli vissuti da analoghi paesi del Vicentino.

dal sito www.comune.santorso.vi.it

 

 

 

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